domenica 13 marzo 2016

L’ultimo canto della Grecia

La Grecia è la culla d’Europa”, così almeno ci viene insegnato sin dai primi giorni di scuola. Questo perché si deve proprio ai greci lo sviluppo di arti e studi nell’astronomia, nella storiografia, nella matematica; e ancora nella filosofia, nel teatro, nell’oratoria; nell’architettura e nella medicina e, sopratutto, nella democrazia. Una sorte avversa tuttavia ha voluto che proprio i padri di quel “giusto” governo non ne abbiano potuto mai effettivamente beneficiare, giacché ben presto caddero sotto il giogo romano, quindi bizantino e poi ottomano; dopodiché, e siamo ormai nel XIX secolo, è cominciata una fase ancor più confusa, tra rimpasti di governo, giunte militari. Da ultimo, l’Ellade è sotto il giogo del tiranno più temibile: l’Unione Europea.
John Adams, ex Presidente degli Stati uniti, già nell’Ottocento andava sottolineando come “ci siano due modi per conquistare e sottomettere una nazione ed il suo popolo. Uno è con la spada, l’altro è con il suo debito”. Un concetto che John Perkins, autore dell’autobiografia “Confessioni di un sicario dell’economia”, conosce e spiega bene. Il Processo avvenuto in Grecia è infatti esattamente lo stesso già sperimentato nei Paesi sudamericani prima, e nei Paesi Arabi poi, come l’Iraq, il Nord Africa e più recentemente la Siria. Prima di tutto si va in uno Stato dove una compagnia multinazionale ritiene vi siano interessanti risorse, e si prova a corromperlo con grossi finanziamenti. Se l’offerta non dovesse essere accettata si seguirebbe la strategia golpista, per rovesciare il governo in carica (le riuscite primavere arabe, e il fallimento con Assad); nei casi peggiori si assassina il Capo di Stato (Gheddafi o Saddam, per fare un esempio). Quando invece il governo si lascia corrompere, ecco che giungono gli enormi finanziamenti utili alla costruzione di enormi infrastrutture, che saranno di solo interesse ed utilizzo di pochi magnati locali e delle società appaltatrici, ma non certo della popolazione locale.
La Grecia, si diceva, ha seguito esattamente questo percorso. Dopo la sua entrata “a spinta” nella Ue, e sopratutto nell’euro, sono arrivati denari a pioggia; soldi non utilizzati per la popolazione ma per la costruzione di aereoporti, porti, strade e molto altro appaltati rigorosamente a ditte straniere, nonché per l’acquisto ingente di armamenti tedeschi e francesi. Poi la crisi del 2009, dopo la quale i creditori son arrivati a batter cassa, tramite ultimatum, richieste di riforme, ossia di tagli, privatizzazioni e quindi austerità. Nel frattempo hanno chiuso imprese, università ed ospedali; le medicine hanno raggiunto prezzi proibitivi, ed i conti nelle banche si sono prosciugati, quando non razziati (prelievo forzoso). Allo stesso tempo, altri prestiti sono giunti agli istituti di credito, altro debito dunque, che è servito solamente a rimpinzare le tasche dei creditori, ossia ancora una volta tedeschi e francesi. Contemporaneamente, tramite le già viste privatizzazioni, sono stati svenduti per due spicci il porto del Pireo, aereoporti, autostrade (già, le stesse prima costruire proprio da ditte straniere), e ancora imprese, riserve valutarie, finanche intere isole.
A ciò si aggiunga l’enorme problema migranti, che stanno affollando le coste ed invadendo la terra di una nazione al collasso. In questa situazione la Grecia si trova di fronte a una duplice intimidazione, da un lato l’Unione Europea che ipotizza di escluderla da Schengen e dall’altro i turchi che premono sull’Europa; questi ultimi in particolare minacciano di voler far entrare, proprio attraverso la Grecia, gli immigrati che sono presso di loro, se non gli verranno versati altri miliardi dai fondi -eh già- siglati Ue. Gli stessi turchi che pretendono anche di varcare la nostra soglia senza bisogno di alcun visto né controllo, manco fossero “europei di fatto”.
Non è stato assassinato Tsipras, né il suo governo è stato rovesciato, essendosi piegato ai voleri dei più grandi poteri finanziari. Questi ultimi infatti hanno costretto il governo ateniese ad approvare un nuovo, terrificante decreto, che prevede ulteriori tasse sulla proprietà insieme a nuove penalizzazioni sulle pensioni. In cambio? Una nuova tranche di “aiuti”, dunque sempre debito -altrettanto inestinguibile- per due miliardi. Ma i Greci, al contrario di chi li rappresenta, resistono ancora. Resistono i fieri agricoltori, che protestando hanno intasato le autostrade coi loro trattori per settimane. Resistono i coraggiosi che stanno inaugurando “the human bank”, la prima banca etica che sostiene le imprese agricole e del terzo settore; che offre mutui senza ipoteche; che assume per primi disabili e cittadini che cercano il primo impiego; che gestisce supermercati con prezzi equi. C’è una Grecia che resiste, vera culla d’Europa, e suo ultimo canto.

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