sabato 30 luglio 2011

LA TRAGICA FARSA DEI MINISTERI AL NORD

Che ci siano o no a Monza tre ministeri, scomparsi di conseguenza da Roma, è un quesito cui nessuno saprebbe dare risposta. Certo c’è stata una inaugurazione di locali, e dopo che Bossi ha respinto al mittente la lettera di Napolitano, “i ministeri li abbiamo fatti e li lasciamo lì”, si dovrebbe parlare appunto di fatto compiuto. Senonché la cosa non è così semplice.  
A parte che i ministeri non sono costituiti soltanto dai ministri, ma si servono pure di direzioni, gabinetti, uffici di vario genere tuttora di stanza a Roma, l’impressione è che per ora il braccio di ferro si eserciti su una questione virtuale. Dice il capo dello Stato che il trasferimento a Monza non si può fare, salvo rivedere la Costituzione, chiamare in causa la Corte dei Conti per valutare costi e benefici: ossia, con l’aria che tira, rinviare tutto a babbo morto. E prima di andare avanti servirà un inciso sull’utilità dell’iniziativa, visto che i costi sarebbero a carico di noi cittadini mentre i benefici andrebbero ad esclusivo vantaggio degli spot leghisti. Diremmo insomma che la faccenda è grave ma non seria. Grave perché un partito di governo pretende di coartare la volontà altrui per mere ragioni propagandistiche: e gravissima, va aggiunto, per la protervia con cui Bossi risponde al messaggio di Napolitano. Grave anche per l’imbarazzo del Pdl, non da oggi stretto fra due opposte necessità, pensare ai problemi nazionali e fingere che la Lega vada presa sul serio. Ma proprio questo è il punto. Serietà? Come diceva Totò, ma per piacere...
Ricordiamo tutti i precedenti. Si era in vista di elezioni e referendum, con pronostici negativi per la maggioranza. Per calmare la base, da tempo irritata con Berlusconi per i noti motivi, dalla questione morale al deficit di efficienza, i capi leghisti avevano avuto la bella pensata dei ministeri in Brianza. Federalismo portato dalla teoria alla pratica, con Bossi, Calderoli e possibilmente Tremonti insediati nella Villa Reale. Poi la doppia batosta elettorale e, adesso, l’arredamento raffazzonato di qualche ufficio, sostenendo che in quelle stanze ormai i ministeri ci sono e di là non si muovono.
Serietà, come no. Sul piano umano, è da compiangere il presidente della Repubblica che, di fronte ad azioni ed esternazioni insensate, è costretto a mettere in guardia sia i responsabili sia i corresponsabili. Con tutte le preoccupazioni che ha, almeno Napolitano dovrebbe essere al riparo di simili goliardate. Ma è sul piano politico, scivoloso come ben sappiamo, che la farsa può trasformarsi in dramma.
Con questi chiari di luna, dall’economia che traballa all’indifferenza verso i bisogni delle famiglie italiane, ci mancava solo il problema di Monza capitale. Altro che Ruby o processi assortiti. Oggi più che mai Berlusconi dovrà stare molto ma molto attento.  

domenica 24 luglio 2011

IL DISAGIO DI DONNE E GIOVANI

Donne e giovani, in questo paese, si trovano a dover portare, senza averlo scelto, un fardello pesantissimo, la diseguaglianza tra ricchi e poveri.

L’importante è nascere in una famiglia giusta, è lì che si gioca il destino del nascituro.

Essere poveri fin da bambini è molto peggio che ritrovarsi poveri nel corso della vita.

Mancano gli interventi che funzionino da elemento di compensazione di fronte alla presenza dei figli, come per esempio, il sostegno all’occupazione delle madri.

Nei fatti c’è l’idea di restituire alla famiglia i problemi. Si considera la rete famigliare come la protezione e la soluzione di ogni problema, sia che si parli di minori, sia che si parli di anziani o disabili.

E’ un’idea sbagliata, anche se è una vecchia idea italiana, perché, pur senza disconoscere tutto quello che hanno fatto le famiglie, di fronte ai dati sulle disuguaglianze e la povertà crescente, restituire i problemi alle famiglie vuol dire amplificarli ancora di più e far aumentare le distanza tra chi ha le risorse per fare qualcosa a chi questa risorse economiche, ma anche sociali e culturali, non le ha.

E intanto, per non toccare l’evasione fiscale, le rendite finanziarie, i privilegi della casta, si reintroduce l’Irpef sulla prima casa, quella adibita ad abitazione. Quella casa che molti hanno pagato con enormi sacrifici, e che costituisce forse l’unico bene di tanti poveri cristi che hanno lavorato una vita intera per pagarsela. 

martedì 12 luglio 2011

LA COLOSSALE PRESA IN GIRO

La manovra economica recentemente varata introduce, oltre a vari dolorosi tagli, il famoso superbollo sui Suv e sulle auto di lusso.
Sono anche le più inquinanti. Dovrei gioire. Invece è una colossale presa in giro. Il testo inviato al Quirinale recita che sono dovuto 10 euro per ogni kilowatt di potenza eccedente rispetto al limite dei 225 kilowatt.
Significa che nulla è dovuto, ad esempio, se si possiede una Mercedes S 350 (vari modelli che arrivano a costare fino a 104 mila e rotti euro) o una Bmw 740d da 89.000 euro: hano una potenza di 225 kilowatt. Non pagano neanche l’Audi Q5 (132 kilowatt) e Q7 (200 kilowatt), e la jeep Grand Cherokee (prezzo fino a 63 mila euro circa): 177 chilowatt nella versione più potente.
E allora mi sono chiesta: ma chi paga? PAGANO SEMPRE I SOLITI!!